Inerzia della racchettaL’inerzia è la capacità di un corpo di opporsi alle variazioni del suo stato di moto o di quiete; essa ci dice quanto il corpo è in grado di mantenere il suo movimento iniziale o quanto sia difficile da parte di un altro corpo modificare lo stesso stato di moto. L’inerzia di un corpo è legata alla massa. La massa indica la quantità di materia che un corpo possiede; poiché tutti gli eventi di cui ci occupiamo avvengono nel sistema di riferimento rappresentato dalla Terra, la massa può essere considerata equivalente al peso.

Se immaginiamo due corpi che si scontrano frontalmente, come due palline da tennis, o meglio una palla più grande come un pallone da calcio che si scontra con un pallina da tennis, per conoscere il risultato dello scontro dobbiamo considerare il peso e la velocità di entrambi.

Secondo la meccanica, l’energia cinetica è uguale alla metà della massa per la velocità al quadrato. Se si vuole colpire la pallina con una grande energia, occorrerà dunque colpirla con un corpo che abbia una massa e una velocità elevate. E qui si torna alla regola di Jack Kramer, che vuole che si scelga la racchetta più pesante che si riesca a manovrare con facilità (perché altrimenti la massa sarebbe sì elevata, ma non avremmo abbastanza forza per velocizzarla).

Dal momento però che la racchetta non è un corpo sferico come un pallone da calcio, o comunque un corpo che si muova con moto lineare, per conoscere la sua capacità di trasferire energia sulla pallina non dobbiamo considerare l’inerzia lineare, né per conoscere l’energia sprigionata in un colpo dobbiamo riferirci alla velocità lineare, perché siamo di fronte ad un corpo che ruota intorno ad un asse e dunque ha un moto angolare, per cui non sarà indifferente la distribuzione della sua massa.

Infatti, la racchetta ruota intorno alla mano che la impugna, così che le parti più lontane dall’asse di rotazione si muoveranno ad una velocità lineare maggiore (la velocità angolare è la stessa per tutta la racchetta).

Quindi, per essere precisi, quando ci si riferisce alle racchette da tennis, più che di inerzia si dovrebbe parlare di momento di inerzia, perché siamo di fronte ad un’inerzia non lineare ma rotazionale.

Il momento di inerzia della racchetta, come quello di tutti i corpi in rotazione, è dato dalla somma della massa presente in tutti i punti della sua lunghezza; le parti più distanti dall’asse di rotazione avranno però un’importanza maggiore, perché essendo più distanti da esso si muoveranno ad una velocità maggiore, mentre quella parte del manico che si trova sopra o vicino all’asse di rotazione sostanzialmente non incide sull’inerzia della racchetta. Da questo si può intuire come l’inerzia rotazionale dipende dall’asse di rotazione che si prende in considerazione. Lo stesso corpo può avere una diversa inerzia rotazionale a seconda del modo con cui lo si fa ruotare: l’esempio più tipico è quello del martello, che fatto ruotare impugnandolo per il manico è decisamente più pesante, ma anche più potente, che se preso per la testa.

Analogamente a quella lineare, l’inerzia rotazionale esprime la resistenza che la racchetta riceve al cambiamento nel suo stato di quiete o moto, per cui una racchetta con inerzia elevata avrà un’elevata capacità di imprimere energia alla pallina, ma sarà anche più difficile accelerarla e muoverla nelle diverse direzioni, quando viene tenuta per il manico. Il termine inglese esprime il concetto più chiaramente: l’inerzia, o swingweight, indica il “peso nello swing”, come il peso puro e semplice indica il peso statico, cioè la fatica che richiede la racchetta nel tenerla in posizione verticale o per il centro di massa. Considerare l’inerzia come un fattore di resistenza, ci fa capire come sia ottimistico pensare che una racchetta dotata di maggiore inerzia sia di per sé capace di generare più potenza.

Due racchette dello stesso peso possono avere un’inerzia diversa, se hanno un bilanciamento diverso. Le case costruttrici giocano su questi due elementi, peso e bilanciamento, per produrre attrezzi dalle caratteristiche diverse, anche se ci sono dei chiari limiti, di carattere generale e individuale: se l’inerzia è troppo bassa la racchetta è molto maneggevole ma diventa difficile produrre colpi di una certa potenza, mentre se l’inerzia è troppo elevata, diventa troppo stancante per il braccio.

All’inizio di questa pagina abbiamo detto che l’inerzia in una racchetta dipende dal suo peso e dal suo bilanciamento, cioè dal punto in cui si trova il centro di massa, ma poi è emerso che per essere più precisi si dovrebbe considerare l’effettiva distribuzione del peso nella racchetta, che potrebbe presentare delle variazioni dovute a restringimenti o allargamenti del profilo del telaio, all’aggiunta di materiali più pesanti in certe zone del telaio, ad eventuali strisce di piombo aggiunte per personalizzare la racchetta, ecc.

Come regola generale, tra due racchette dello stesso peso e della stessa lunghezza, quella con il bilanciamento più avanzato avrà un’inerzia maggiore.

Non bisogna comunque credere che l’inerzia sostituisca interamente il dato del peso in una racchetta. L’inerzia indica la resistenza che la racchetta oppone all’essere ruotata intorno all’asse di rotazione che si trova intorno alla mano, ma a ben guardare la dinamica del colpo, si verifica un movimento complesso che comprende diversi assi di rotazione, perché il giocatore utilizza tutte le articolazioni di cui dispone (il  piede, il ginocchio, l’anca, la spalla, il gomito, il polso); comunque, con buona approssimazione si può considerare l’asse di rotazione del movimento principale come posizionato a circa 10-20 centimetri oltre l’inizio del manico. Inoltre, il movimento di rotazione non è l’unico movimento che viene compiuto: oltre ad essere ruotata, la racchetta viene anche spinta in avanti con l’intero braccio, e dunque il dato del peso rimane comunque interessante per conoscere la maneggevolezza e la stabilità all’impatto della racchetta.

(fonte: http://tuttoracchette.altervista.org)


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Bilanciamento della racchetta

Normalmente, quanto più le racchette sono pesanti, tanto più hanno il centro di massa intorno al centro del telaio, altrimenti sarebbero troppo poco maneggevoli, mentre quelle più leggere vengono bilanciate verso la testa per conferir loro una maggiore attitudine alla spinta, compensando così il minor peso.

Le ragioni di questa maggiore attitudine alla spinta verranno spiegate più nel dettaglio in seguito, per ora ci limiteremo a ricordare che un centro di massa spostato verso la testa comporta uno spostamento verso l’alto del centro di massima potenza e degli sweetspots (v. la pagina sugli sweetspots), cosa che comporta, a parità di altre condizioni, una maggiore potenza. Inoltre a parità di peso, la distribuzione dello stesso comporta differenti valori di inerzia, che a sua volta influenza l’attitudine alla spinta di una racchetta.

Come abbiamo visto nella pagina su "Il peso della racchetta", e come ormai dobbiamo abituarci a pensare quando si parla di racchette, anche nel caso del bilanciamento dobbiamo trovare i giusti compromessi, in questo caso tra la maggiore potenza (ma anche il maggiore shock) dati da un bilanciamento verso la testa, e il maggiore controllo (e il minore shock) dati da un bilanciamento verso il manico. Considerando però che, come abbiamo visto nella pagina relativa al peso, esso produce differenze in termini di potenza relative, risulta decisamente più utile ridurre il rischio di infortuni, oltre che puntare su un maggior controllo.

Le racchette migliori saranno dunque quelle che hanno un bilanciamento basso, intorno ai 31/31,5 centimetri non incordate (9-10 punti head light). Le racchette di concezione moderna, studiate per offrire una maggiore spinta e una maggiore attitudine al topspin (v la pagina sul topspin), possono avere un bilanciamento più alto, ma l’importante è non superare i 32 centimetri (7 punti head light). Comunque, nessun campione gioca con una racchetta head heavy.

Il consiglio: scegliete una racchetta che abbia un bilanciamento (non incordata) intorno ai 31/31,5 centimetri (per le racchette di lunghezza standard). Se siete abituati a racchette dal bilanciamento più spostato verso la testa, o avete esigenze particolari (ad esempio gioco da fondo sulla terra battuta con colpi in topspin), salite leggermente ma non andate oltre i 32 centimetri Se siete in un negozio e siete incuriositi da una racchetta, prendetela in mano, e cercate il punto di bilanciamento appoggiandola su un dito o su un righello. Se il punto di bilanciamento è spostato verso la testa, non acquistatela.

(fonte: http://tuttoracchette.altervista.org)


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 Misurare il bilanciamentoCome per il peso, occorre distinguere tra il bilanciamento della racchetta non incordata e quello che si ottiene dopo aver montato le corde. L’incordatura sposta in avanti il bilanciamento di circa 1-1,2 centimetri (con lievi variazioni a seconda del tipo di corde utilizzato e dell’ampiezza del piatto corde, che comporta l’uso di una diversa quantità di corde). Occorre fare attenzione, perché alcune case produttrici comunicano il valore del bilanciamento della racchetta incordata, mentre altre (come ad esempio la Dunlop) quello della racchetta non incordata. Noi faremo riferimento al bilanciamento della racchetta incordata, quello che viene misurato nei test svolti con macchinari come il Racket Diagnostic Center della Babolat o il Precision Tuning Centre di Prince, e che troviamo nei servizi offerti dalle riviste specializzate come Il Tennis Italiano e dai siti online.

Occorre poi distinguere tra il metodo di misurazione usato in Europa continentale e nei Paesi anglosassoni. In Europa continentale il bilanciamento viene misurato in centimetri a partire dal manico. Nei Paesi anglosassoni invece si utilizza la terminologia “head light” o “head heavy”: in pratica se il bilanciamento è al di sotto della metà della lunghezza della racchetta, si parla di head light, cioè la racchetta viene considerata “leggera in testa”, mentre se il bilanciamento è oltre la metà della lunghezza della racchetta, si parla di “head heavy”, cioè la racchetta viene considerata “pesante in testa”. Se invece il bilanciamento si trova esattamente a metà della lunghezza del telaio, si parla di bilanciamento neutro (even balance). La scala usata è l’ottavo di pollice (un pollice è uguale a 2,54 cm), quindi all’incirca 3 millimetri (per l’esattezza 0,3175 cm).

Prendiamo ad esempio una racchetta di 3 punti “head heavy”: essa avrà il baricentro di 0,3175*3=0,9525 cm, quindi circa un centimetro, al di sotto della metà della lunghezza della racchetta. Per convertire questo valore nel sistema europeo, dobbiamo conoscere la lunghezza della racchetta: se la lunghezza è standard (68,58 cm), il baricentro si troverà a (68,58/2)-0,9525= 33,3375 cm.

Come si può notare, la differenza tra il sistema europeo e il sistema anglosassone non riguarda tanto l’unità di misura, quanto il fatto che il sistema anglosassone ci dice direttamente se il centro di massa si trova prima o dopo la metà della racchetta, il che potrebbe sembrare utile per avere facilmente un’indicazione delle sue caratteristiche.

Il sistema europeo invece di dice soltanto a quale distanza dall’inizio del manico si trova il baricentro, il che non è equivalente al sistema anglosassone, perché non tutte le racchette hanno la stessa lunghezza, anche se in pratica la maggior parte di esse è di lunghezza standard (68,58 cm).

Ad esempio, una racchetta standard avrà il suo bilanciamento neutro a 34,29 cm, mentre una longbody da 70 cm avrà il bilanciamento neutro a 35 cm. Dunque due racchette che secondo il sistema anglosassone hanno lo stesso bilanciamento, se hanno lunghezza diversa non lo avranno secondo il sistema europeo.

Non riteniamo comunque che le informazioni in più date dal sistema anglosassone siano particolarmente utili, perché una racchetta di lunghezza standard dal bilanciamento neutrale (la metà di 68,58 cm corrisponde a 34,29 cm) è già di fatto molto sbilanciata verso la testa, quantomeno rispetto ai nostri canoni di qualità della racchetta. In pratica, possiamo usare il sistema anglosassone per scartare a priori tutte le racchette head heavy, ma anche le racchette di pochi punti “head light” sono di fatto già troppo sbilanciate verso la testa.

Le due seguenti tabelle consentono di convertire i dati di bilanciamento dal sistema europeo a quello anglosassone. Cominciamo con la racchetta standard.

Bilanciamento racchetta standard (68.58 cm)
Sistema europeo-centimetri Sistema anglosassone -punti (ottavi di pollice)
31 10 head light
31,5 9 head light
32 7 head light
32,5 6 head light
33 4 head light
33,5 2 head light
34 1 head light
34,29 Neutro (even balance)
34,5 1 head heavy
35 2 head heavy
35,5 4 head heavy

Tab. 1 – Confronto tra la misura del baricentro nelle racchette di lunghezza standard tra il sistema europeo e quello anglosassone.

Vediamo ora il bilanciamento delle racchette long bodyesse in genere non sono anche head heavy, perché altrimenti sarebbero troppo poco maneggevoli.

Racchetta longbody (70 cm)
Sistema europeo-centimetri Sistema anglosassone –punti (ottavi di pollice)
31 13 head light
31,5 11 head light
32 9 head light
32,5 8 head light
33 6 head light
33,5 5 head light
34 3 head light
34,5 2 head light
35 Neutro (even balance)
35,5 2 head heavy

Tab. 2 – Confronto tra la misura del baricentro nelle racchette longbody tra il sistema europeo e quello anglosassone.

(fonte: http://tuttoracchette.altervista.org)


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Al di là delle preferenze personali, le racchette “a martello”, designate per esprimere la massima potenza con il minimo sforzo, non sono consigliabili, perché sono leggere (e nella pagina sul peso abbiamo visto che le racchette migliori non sono leggere), perché sono rigide (e in seguito vedremo che anche questa non è una buona qualità in una racchetta), ma soprattutto hanno un importante difetto: aumentano lo shock al momento dell’impatto, che alla lunga può causare infortuni.

Se la palla non viene colpita nel centro del piatto corde, infatti, la racchetta subirà dei contraccolpi che ridurranno l’accuratezza del colpo variando l’angolo tra il piatto corde e la pallina, e dunque il controllo, responsabili di quelle che vengono chiamate “vibrazioni cattive” nel gergo tennistico (per distinguerle dalle “vibrazioni buone” legate alla deflessione del telaio). Queste “vibrazioni cattive” (che è più corretto chiamare contraccolpi) vengono assorbite in particolar modo dalle articolazioni del polso, del gomito e della spalla, e possono dar luogo, a lungo andare, a infiammazioni che possono dar vita a dolori cronici, come l’epicondilite (il famoso “gomito del tennista”), l’epitrocleite, o problemi analoghi alla spalla.

(Come vedremo in seguito, nel caso dei colpi decentrati sono da tenere in considerazione sia l’asse longitudinale, che evita il movimento di torsione tipo “giro di vite”, sia il centro di percussione).

Ora, i contraccolpi prodotti dall’impatto della racchetta con la pallina, saranno tanto maggiori quanto più il centro di massa della racchetta sarà spostato verso la testa.

Insomma, queste racchette ultrarigide, ultraleggere e sbilanciate verso la testa, rese possibili dai materiali moderni che sono leggeri e resistenti, anche se consentono di produrre una certa velocità alla palla anche a giocatori non particolarmente dotati di potenza, possono essere pericolose per la nostra salute. Ora, non si vede perché si dovrebbero rischiare dei problemi fisici, che potrebbero portare quanto meno ad uno stop più o meno prolungato nella propria attività sportiva, ricreativa o agonistica che sia, per utilizzare dei telai dai vantaggi dubbi.

(Considerando che le palle sgonfie hanno perso una parte della loro elasticità, e dunque l’impatto con esse risulta più duro, per ridurre il rischio di infortuni è anche utile cambiare spesso le palle e non giocare con palle sgonfie.)

(fonte: http://tuttoracchette.altervista.org)


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