Le diverse racchette da tennis possono avere una densità del piatto corde (String Pattern), cioè un numero di corde, diverso. In genere un modello di racchetta presenta un certo schema di incordatura (ad esempio 16*18 o 18*20), ma negli ultimi tempi alcune case produttrici offrono per lo stesso modello la scelta tra due diversi schemi d’incordatura. In genere gli schemi di incordatura previsti per racchette sono: 18*19, 18*20, 16*19, 16*18, 16*20.
Quali sono le differenze? Uno schema di incordatura più denso fa sì che all’impatto con la pallina le corde si deflettano meno, e dunque si comportino come corde più rigide, vibrando di più[1] ma riducendo il dwell time e dunque favorendo il controllo.
La maggiore deflessione delle corde influirà leggermente sulla potenza, per cui uno schema di incordatura meno denso consentirà di produrre leggermente più potenza, ma come vedremo nella pagina sulle corde, la differenza in termini di potenza a seconda del tipo di corde usate o di altre caratteristiche legate alle corde è comunque ridotta.
Per i colpi in topspin risulta più favorevole un pattern meno denso, che consentirà al piatto corde di “agganciare” la pallina con più facilità.
La conservazione delle corde è invece migliore se il pattern è più denso, perché deformandosi di meno all’impatto, esse subiranno un minore stress e dunque si usureranno meno.
Il consiglio: i giocatori “classici”, che non disdegnano le discese a rete e i colpi in backspin, e che necessitano più che altro di controllo, sceglieranno uno schema di incordatura denso, cioè 18*20. I giocatori che prediligono il topspin sceglieranno un pattern meno denso, quindi 16*19 o anche 16*18. Nel dubbio, scegliete il 16*19, che sta diventando lo standard nel gioco di questi anni.
Note:
[1] La vibrazione delle corde, di cui fino ad ora non ci siamo occupati e di cui ci occuperemo nella pagina sulle corde, non va confusa con la vibrazione del telaio.
(fonte: http://tuttoracchette.altervista.org)
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